La povertà ha superato da anni le caratteristiche tipiche del fenomeno transitorio e congiunturale, per assumere i connotati di un’involuzione strutturale, che allarga progressivamente le disuguaglianze sociali, intacca i diritti fondamentali dei cittadini e per questo chiama in causa le grandi scelte politiche e richiede la mobilitazione di tutte le forze culturali e sociali.
Va superato un modello di welfare basato quasi esclusivamente su uno stato che raccoglie e distribuisce risorse tramite il sistema fiscale e i trasferimenti monetari. Serve un welfare che sia in grado di rigenerare le risorse (già) disponibili, responsabilizzando le persone che ricevono aiuto, al fine di aumentare il rendimento degli interventi delle politiche sociali a beneficio dell’intera collettività.
Si parte dalla constatazione che ci sono bisogni sociali ed assistenziali cui è possibile rispondere senza far necessariamente ricorso agli specialisti, ma attraverso relazioni di prossimità e di vicinato. Si tratta di portare a sistema quel potenziale solidale attraverso il quale l’assistenza sociale tradizionale si trasforma in promozione e protezione delle persone e della comunità locali, abbandonando la logica del costo per approdare a quella dell’investimento sociale.